Ho trent’anni.
Questa mattina
stavo chiacchierando con una collega, gloriosamente incinta. Bella. Raggiante.
Felice come una Pasqua, Natale, Capodanno e compleanno tutti insieme. La vedi
proprio, la contentezza. È talmente gioiosa che se avesse le doppie punte la
gioia le sprizzerebbe anche dalle doppie punte. È felice fin nelle unghie, ha
persino i denti felici!
Timidamente, le
ho chiesto di accarezzarle la pancia. Tenerezza. Calore. ANSHIA.
Bello eh, bello,
nuova vita che nasce, il Mistero della Creazione (no, non sto parlando di
apine, cicogne e cavoli, potete smetterla di ridacchiare), farsi una famiglia e
tutte quelle robe lì.
…però no.
Io verso la
maternità ho ancora l’atteggiamento dei quindici anni, della serie
“Oddio e come lo
dico ai miei (ehm Iaia veramente c’hai trent’anni, un lavoro, e Madreh e Padreh
sarebbero solo felici di un nipotino da spupazzarsi)
e cosa ne faccio
di un pupo
sarò una madre
terribile
e se poi lo
faccio cadere
no grazie
non sono pronta
facciamo un’altra
volta
forse ripasso”.
Ho sempre pensato
che verso i trent’anni TING! mi sarebbe scattato un interruttore che (parlando
con la voce di Gandalf) mi avrebbe detto “PROCREA, SCIOCCA!”. E io avrei
obbedito.
…e invece.
E invece sono qui
a pensare al prossimo volo che prenderò, al prossimo cielo sotto cui dormirò, e
comprare casa no grazie perché non voglio sentirmi legata, metti caso che c’ho
voglia di andare a lavorare in Australia, e come la mettiamo col mutuo, no,
troppo sbattimento, in affitto tutta la vita.
Sia chiaro, non
sto dicendo che disapprovo chi si sposa o fa figli, anzi, qualche volta invidio
quei punti fermi che si sono creati i miei coetanei. Ma io no, io sono ancora
una vagabonda ventenne, e mi sento stranamente disconnessa dalla mia
generazione che “sta mettendo la testa a posto”.
Io non so neanche
dove ce l’ho, la testa, figuriamoci trovarle una collocazione stabile.
E nonostante mi
piaccia fare la prima della classe, questa volta ho preso un’INSUFFICIENZA
GRAVE. In ISTINTO MATERNO.
Ma sapete che c’è?
A me va bene così. Ci vogliono le Antonella, che sarà una mamma meravigliosa, e
ci vogliono le Iaia, che continuerà a trotterellare per tutte le strade del
mondo, con il suo biondo che la accompagna, pieno di tenera indulgenza per la
sua zingara.
Insomma, quello
che voglio dire dopo tutta questa pappardella è: FAI QUELLO CHE TI RENDE
FELICE. E il momento giusto per fare qualcosa è QUANDO. DECIDI. TU.
Non ascoltare le
nonne, le zie, gli amici rompicazzo che
ti chiedono “E tu, a quando un pargoletto?”
Uno: fatti una
bourguignonne di cazzi tua, e
Due: la vita è
mia e me la fucking gestisco io.
Quando il
pensiero di essere mamma mi renderà radiosa come Antonella, che splende più di
Disneyland a mezzanotte, allora so che sarà il momento giusto. Né prima. Né
poi.
P.S: Questo era sette mesi fa.
Ora Marianna è nata, e Antonella sarà una mamma fantastica. Riderà, piangerà, la coccolerà e ci litigherà e ci farà pace e la amerà tantissimo.
Tantissimi auguri Antonella, l'avventura è appena iniziata!
E io ho prenotato un volo per Belgrado, giusto perchè stavo ferma da troppo tempo - due settimane. ;)
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