giovedì 9 ottobre 2014

MAMMA O VAGABONDA?


Ho trent’anni.

Questa mattina stavo chiacchierando con una collega, gloriosamente incinta. Bella. Raggiante. Felice come una Pasqua, Natale, Capodanno e compleanno tutti insieme. La vedi proprio, la contentezza. È talmente gioiosa che se avesse le doppie punte la gioia le sprizzerebbe anche dalle doppie punte. È felice fin nelle unghie, ha persino i denti felici!

Timidamente, le ho chiesto di accarezzarle la pancia. Tenerezza. Calore. ANSHIA.

Bello eh, bello, nuova vita che nasce, il Mistero della Creazione (no, non sto parlando di apine, cicogne e cavoli, potete smetterla di ridacchiare), farsi una famiglia e tutte quelle robe lì.

…però no.

Io verso la maternità ho ancora l’atteggiamento dei quindici anni, della serie

“Oddio e come lo dico ai miei (ehm Iaia veramente c’hai trent’anni, un lavoro, e Madreh e Padreh sarebbero solo felici di un nipotino da spupazzarsi)
e cosa ne faccio di un pupo
sarò una madre terribile
e se poi lo faccio cadere
no grazie
non sono pronta
facciamo un’altra volta
forse ripasso”.

Ho sempre pensato che verso i trent’anni TING! mi sarebbe scattato un interruttore che (parlando con la voce di Gandalf) mi avrebbe detto “PROCREA, SCIOCCA!”. E io avrei obbedito.

…e invece.

E invece sono qui a pensare al prossimo volo che prenderò, al prossimo cielo sotto cui dormirò, e comprare casa no grazie perché non voglio sentirmi legata, metti caso che c’ho voglia di andare a lavorare in Australia, e come la mettiamo col mutuo, no, troppo sbattimento, in affitto tutta la vita.



Sia chiaro, non sto dicendo che disapprovo chi si sposa o fa figli, anzi, qualche volta invidio quei punti fermi che si sono creati i miei coetanei. Ma io no, io sono ancora una vagabonda ventenne, e mi sento stranamente disconnessa dalla mia generazione che “sta mettendo la testa a posto”.
Io non so neanche dove ce l’ho, la testa, figuriamoci trovarle una collocazione stabile.

E nonostante mi piaccia fare la prima della classe, questa volta ho preso un’INSUFFICIENZA GRAVE. In ISTINTO MATERNO.

Ma sapete che c’è? A me va bene così. Ci vogliono le Antonella, che sarà una mamma meravigliosa, e ci vogliono le Iaia, che continuerà a trotterellare per tutte le strade del mondo, con il suo biondo che la accompagna, pieno di tenera indulgenza per la sua zingara.

Insomma, quello che voglio dire dopo tutta questa pappardella è: FAI QUELLO CHE TI RENDE FELICE. E il momento giusto per fare qualcosa è QUANDO. DECIDI. TU.



Non ascoltare le nonne, le  zie, gli amici rompicazzo che ti chiedono “E tu, a quando un pargoletto?”

Uno: fatti una bourguignonne di cazzi tua, e
Due: la vita è mia e me la fucking gestisco io.

Quando il pensiero di essere mamma mi renderà radiosa come Antonella, che splende più di Disneyland a mezzanotte, allora so che sarà il momento giusto. Né prima. Né poi.



P.S: Questo era sette mesi fa.

Ora Marianna è nata, e Antonella sarà una mamma fantastica. Riderà, piangerà, la coccolerà e ci litigherà e ci farà pace e la amerà tantissimo.

Tantissimi auguri Antonella, l'avventura è appena iniziata! 
E io ho prenotato un volo per Belgrado, giusto perchè stavo ferma da troppo tempo - due settimane. ;)


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