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martedì 2 dicembre 2014

Guardaroba uomo- donna a confronto

GUARDAROBA MASCHILE:

- 3 abiti invernali + cravatte
- 3 abiti estivi + cravatte
- 5 (e voglio essere generosa qui) outfit invernali casual. Dai sì, lo sapete che sono. Camicia + maglioncino + jeans. Declinati nei colori grigio, blu, beige.
- 5 oufit estivi. Al posto dei jeans, pantaloni cargo.
- 3 pigiami infeltriti che faranno scomparire la vostra vagina per sempre
- 3 giacche
- un cappotto elegante

Conclusione: no, mavà, non ho bisogno di comprare niente, ho un sacco di roba.


Ops.


GUARDAROBA FEMMINILE:

- 27 abiti invernali.
- 85 abiti estivi
- 357 jeans. Non mi chiedere che me ne faccio di 357 jeans, sono fin troppo pochi.
- 34 gonne (paillettes, a matita, mini, maxi, a palloncino...NON MI GUARDARE COSì, è LO STRETTO NECESSARIO)
- 12 tailleur/ tubini
- 3 abiti da sera, sai mai che ti invitiano a un ballo
- 1253 magliette/ canotte/ sottogiacca sì il color pervinca è assolutamente indispensabile, quindi?
- 285 maglioni e sono stata brava, l'inverno scorso ne ho buttati BEN TRE

Conclusione: NON HO NIENTE DA METTERMIII SONO POVERA FARò LA FIGURA DELLA BARBONA CON LE MIE AMICHE BUUAAAAHHH

No, chi, IO? Mai.

Squillino i cellulari! Donne, ADUNATA!
Rulli tonanti di carte di credito sfoderate riecheggino per le strade di Milano.
Mano ai portafogli! Tutte in assetto da shopping!

Al grido di NUOVA COLLEZIONE O MORTE radiamo al suolo questa città!

A questo punto il fidanzato cretino ti dice "Hai già troppi vestiti cosa te ne fai di altra roba" e lì vi consiglio di scappare veloci perchè SCATTA L'APOCALISSE NUCLEARE CHE LA CASA BIANCA è GIà IN ASSETTO ANTISOMMOSSA.

Il fidanzato saggio, invece, tace e si ripara in un posto sicuro ad aspettare che passi, o chiede asilo politico in un qualche paese dell'Africa, che tanto l'Ebola che vuoi che sia a confronto di una fidanzata incazzata.


Grazie, grazie, grazie dal profondo del cuore a chi mette mi piace a Something Iaia's e condivide. A voi prende mezzo secondo, ma per me è un regalo enorme!

mercoledì 15 ottobre 2014

MANIFESTO FEMMINILE - OGGI CE L'HO CON LE FEMMINE

Perchè, oh perchè, quando vogliamo offendere un essere di sesso femminile, l'insulto massimo che usiamo è TROIA o CESSA?

Dà l'idea che il valore di una donna sia collegato solo:
- alla sua VAGINA oppure
- al suo ASPETTO FISICO.

VALIAMO DAVVERO COSì POCO?

 

MA STICAZZI, EH.

Uno: ogni donna dev'essere libera di fare quello che vuole del suo corpo. Esattamente come un uomo. E se tu sei libera, lo deve essere anche lei. E lei. E anche quell'altra.

Due: se giudichiamo Rita Levi Montalcini, Madre Teresa di Calcutta o Hillary Clinton solo per la loro bellezza, allora sono delle sfigate. 




 


Ma esiste qualcuno così scemo da giudicarle per come appaiono? 
E allora, perchè lo facciamo normalmente le une con le altre?



E MI FA IMBESTIALIRE che gli uomini si sentano in dirtto di definirci CESSE o TROIE per insultarci. Ma SIAMO NOI che gli abbiamo dato questa libertà, sparandoci a vicenda queste parole come proiettili.

PIANTIAMOLA, CAZZO.

Perchè una ragazza può essere stronza, falsa, stupida, ipocrita, rompicoglioni e tantissime altre cose. 
Ma almeno l'avremo insultata per come è e non per come appare.

Se vogliamo che gli uomini ci stimino di più, iniziamo a stimarci di più tra di noi.




QUESTO è UN MANIFESTO



D'ORA IN POI:

Piantiamola di sparlarci dietro e diciamoci le cose in faccia.
Aiutiamoci tra di noi invece che metterci i bastoni tra le ruote ad ogni occasione. 
Non cerchiamo di abbassare l'autostima delle altre per alzare la nostra. 

E MAI, MAI, MAI, DEFINIAMO UN'ALTRA RAGAZZA "UNA TROIA".

Grazie per l'attenzione,


Per rimanere aggiornati su fashionminchiate, viaggi pirla, e tanto tanto altro mettete mi piace alla mia pagina sotto!

giovedì 9 ottobre 2014

MAMMA O VAGABONDA?


Ho trent’anni.

Questa mattina stavo chiacchierando con una collega, gloriosamente incinta. Bella. Raggiante. Felice come una Pasqua, Natale, Capodanno e compleanno tutti insieme. La vedi proprio, la contentezza. È talmente gioiosa che se avesse le doppie punte la gioia le sprizzerebbe anche dalle doppie punte. È felice fin nelle unghie, ha persino i denti felici!

Timidamente, le ho chiesto di accarezzarle la pancia. Tenerezza. Calore. ANSHIA.

Bello eh, bello, nuova vita che nasce, il Mistero della Creazione (no, non sto parlando di apine, cicogne e cavoli, potete smetterla di ridacchiare), farsi una famiglia e tutte quelle robe lì.

…però no.

Io verso la maternità ho ancora l’atteggiamento dei quindici anni, della serie

“Oddio e come lo dico ai miei (ehm Iaia veramente c’hai trent’anni, un lavoro, e Madreh e Padreh sarebbero solo felici di un nipotino da spupazzarsi)
e cosa ne faccio di un pupo
sarò una madre terribile
e se poi lo faccio cadere
no grazie
non sono pronta
facciamo un’altra volta
forse ripasso”.

Ho sempre pensato che verso i trent’anni TING! mi sarebbe scattato un interruttore che (parlando con la voce di Gandalf) mi avrebbe detto “PROCREA, SCIOCCA!”. E io avrei obbedito.

…e invece.

E invece sono qui a pensare al prossimo volo che prenderò, al prossimo cielo sotto cui dormirò, e comprare casa no grazie perché non voglio sentirmi legata, metti caso che c’ho voglia di andare a lavorare in Australia, e come la mettiamo col mutuo, no, troppo sbattimento, in affitto tutta la vita.



Sia chiaro, non sto dicendo che disapprovo chi si sposa o fa figli, anzi, qualche volta invidio quei punti fermi che si sono creati i miei coetanei. Ma io no, io sono ancora una vagabonda ventenne, e mi sento stranamente disconnessa dalla mia generazione che “sta mettendo la testa a posto”.
Io non so neanche dove ce l’ho, la testa, figuriamoci trovarle una collocazione stabile.

E nonostante mi piaccia fare la prima della classe, questa volta ho preso un’INSUFFICIENZA GRAVE. In ISTINTO MATERNO.

Ma sapete che c’è? A me va bene così. Ci vogliono le Antonella, che sarà una mamma meravigliosa, e ci vogliono le Iaia, che continuerà a trotterellare per tutte le strade del mondo, con il suo biondo che la accompagna, pieno di tenera indulgenza per la sua zingara.

Insomma, quello che voglio dire dopo tutta questa pappardella è: FAI QUELLO CHE TI RENDE FELICE. E il momento giusto per fare qualcosa è QUANDO. DECIDI. TU.



Non ascoltare le nonne, le  zie, gli amici rompicazzo che ti chiedono “E tu, a quando un pargoletto?”

Uno: fatti una bourguignonne di cazzi tua, e
Due: la vita è mia e me la fucking gestisco io.

Quando il pensiero di essere mamma mi renderà radiosa come Antonella, che splende più di Disneyland a mezzanotte, allora so che sarà il momento giusto. Né prima. Né poi.



P.S: Questo era sette mesi fa.

Ora Marianna è nata, e Antonella sarà una mamma fantastica. Riderà, piangerà, la coccolerà e ci litigherà e ci farà pace e la amerà tantissimo.

Tantissimi auguri Antonella, l'avventura è appena iniziata! 
E io ho prenotato un volo per Belgrado, giusto perchè stavo ferma da troppo tempo - due settimane. ;)


Grazie, grazie a chi commenta e condivide.

Ho anche una pagina Facebook Something Iaia's, su cui scrivo tanto e tanto e tanto. Mettere mi piace e cosa buona e giusta!

mercoledì 1 ottobre 2014

VESTITA BENE NON SIGNIFICA BENE EDUCATA

Ieri. Ora di punta. Mezzi pubblici.

In San Babila tutti, e dico TUTTI, scendono dalla 54. A parte i tre sfigati che arrivano in Duomo, ma chissene di loro.

Beh, ecco, quando si scende dal bus, c'è sempre la Furbona che ha più FRETTA ed è più in RITARDO del Bianconiglio. 
E poga, si fa strada a forza di spallate, si apre varchi tra la plebe con una katana perchè LEI DEVE PASSARE, e chi sei tu per ostacolare il suo cammino verso la fama e la gloria? 

Nessuno, appunto.

Ieri la Furbona era la tipica Milanese Rivestita: zero buon gusto, ma tanti tanti soldi, spesi in tante tante firme. Che si sappia che lei è ricca, ne ha le prove disseminate sul corpo. Una che non si è ancora tatuata la doppia C di Chanel solo perchè non le è ancora venuto in mente. 

PER CARITà NON DITEGLIELO.

Dopo essermi presa una gomitata in faccia particolarmente violenta, le faccio notare gentilmente che stiamo scendendo tutti. Per la legge dell'impenetrabilità dei corpi, prima scendo io, poi scendi tu. (non ridacchiate, è fisica, non una battuta sconcia).

Risposta della Contessa: "MA MUOVITI, STRONZA!"



E' stato più forte di me, le ho riso in faccia e ho esclamato "Che classe!", un manto pesante di ironia nella voce.

Madreh dice sempre "La lingua non ha le ossa, ma se le fa rompere". Se finisco in ospedale sapete perchè.

La tipa si erge come un cobra, pronta a colpire (come ho osato deriderla, come?!? Non lo vedi Fendi? Non lo vedi Dolcy end Gabana? Tutto di me urla donna di classe, tutto! Capito, villana dalla borsa anonima?)... e poi decide che non ne valgo la pena, perchè lei ha FRETTA e cose importantissime da fare. Più importanti che menare me, direi.

(phew, sospiro di sollievo)

Comunque. Io non lo ripeterò mai abbastanza.

LA BUONA EDUCAZIONE è PARTE FONDAMENTALE DELL'ELEGANZA.



Vai in giro come una pubblicità vivente di Armani? Ecchissenefrega, se poi ti comporti peggio di un tamarro della Suburra. 

Grazie,
prego,
per favore,
buona giornata,
SONO GRATIS.

Usiamoli.

Come sempre, grazie a chi diffonde, grazie a chi commenta, grazie a chi mette mi piace alla mia pagina (sotto) per rimanere sempre aggiornati su Moda Zero Sbatti e Iaia Pensiero!

Ah, tra l'altro, mi hanno ridato la mia vita (leggesi: ho finito il master), a brevissimo restyling totale del blog! 


mercoledì 27 agosto 2014

La Milanese in vacanza

Estate. 

Ogni milanese che si rispetti ripete il mantra “No, no, quest’estate niente vacanze, faccio solo qualche weekendino a Santa (Margherita Ligure) o al Forte (dei Marmi). Poi così, qualche giorno (leggi: due settimane) a Formentera e basta, poi magari vado a Ibiza in settembre… niente di che insomma”.

Ne deduciamo che il Milanese, ma soprattutto, La Milanese, sono ovunque. E si riconoscono ad occhio nudo, dato che si trascinano dietro, come le lumache la propria casa, le loro abitudini da città.

La Milanese non ti guarda, ti squadra. 

E critica il tuo abbigliamento pezzo per pezzo: “Quell’outfit l’hai comprato alla Caritas, vero?”, “ Chi ti ha passato la malsana idea che lo slippino bianco fosse legale?”. E infatti, lei è perfetta. Dal caftano di lino indiano legato finto negligente in vita, alla borsa di paglia provenzale, ai sandali comprati a Capri, è la quintessenza dello chic vacanziero. Gli occhiali sono di Chanel, però, non scherziamo. 

Quello che vorremmo essere. Ma invece no.

E poco importa che sia a Fregene o a Portofino, lei diffonde quell’inconfondibile aria di snobismo.

Fare il bagno? Ma scherzi? E se poi mi si rovina la messa in piega?

Insomma, la Milanese in vacanza è tutto il contrario di QUESTO. (Sì, sono io)

La Milanese non mangia al mare. Fa così famiglia meridionale l’impepata di cozze nei Tupperware, non si può guardare. Al massimo sbocconcella di malavoglia una caprese di bufala, al bar della spiaggia. Quella con i lettini in legno e gli ombrelloni grandi come l’Equador. Mangiare è plebeo.

Realmente visto e sentito: ragazze piuttosto in carne che discutono animatamente sui meriti dei panini al tonno versus panini con salame e peperoni. Milanese viperina che dall’ombrellone vicino al mio commenta sibilando alla sua amica: “Beh, forse è il caso che ne mangi meno, di panini”. 

Perché l’acidità non conosce stagioni, signora mia.


La Milanese trentenne dà punti a qualunque ventenne autoctona. È in formissima. Le gambe non hanno mai visto cellulite e il sedere è alto sodo e tonico. Lei è una regina, nei posti vacanzieri, i nativi la venerano come una divinità. 

Ma poi torna a Milano, dove è solo una tra le tante.

Grazie a chi mette mi piace, commenta o condivide!

Supporta anche tu una fesciobbloggher poraccia!

martedì 4 febbraio 2014

UNA VITA SENZA FACEBOOK

DIECI ANNI DI FACEBOOK

Stamattina mi sono svegliata (applausi, grazie, che sono imprese di un certo peso). Come al solito do un’occhiata alla mia rassegna stampa: Sole 24 Ore, Corriere, Economist, Cosmopolitan, Vogue e Facebook.

Post in evidenza: il caro Mark Zuckemberg che ci informa che è il decimo anniversario del lancio di Facebook. Che carino. Conosco coppie sposate che sono durate meno.

Vi do un’amara notizia: SIAMO TUTTI FACEBOOK-DIPENDENTI. Tutti. Sì, anche tu che hai un nome fittizio per non farti trovare dai colleghi. Sì, anche tu che controlli ossessivocompulsivamente le tag delle tue foto pubblicate dagli altri. Sì, anche tu che “No, io Facebook non lo uso tanto” e poi sei sempre online.

La nostra vita, ora.

Ho provato a immaginarmi un mondo Facebook-free.

SENZA FACEBOOK:

-          Gli affamati di vagina sono confinati su Badoo. Peraltro, morti di patata: le vostre attività mi escono in bacheca. Si vede che mettete millemila “mi piace” a tizie russe o ucraine, che poverine non hanno abbastanza soldi per comprarsi i vestiti.

-          Non vengo informata in tempo reale del decesso di attori di cui fregacazzi e di cantanti di cui fregaancorameno. Di Mandela? Tranquilli, lo scopro da me, state sicuri che sul Corriere l’hanno scritto.

-          Le coppie che si amano continuano ad amarsi. IN PRIVATO. Le coppie che litigano continuano a litigare. IN PRIVATO.

-          ESTATE. Nessuno pubblica foto delle proprie cosce bordo piscina. Ahhhh che pace, che silenzio.

Nel Mulino che vorrei, un tasto MA ANCHE NO avrei.

-          FALLIMENTI A CATENA DELLE DISCOTECHE perché nessuno ordina Belvedere e Grey Goose al tavolo. (cioè, se non puoi postarle e far vedere quanto sei ricco e figo, che senso ha?)

-          Le amiche si abbracciano dal vivo invece che pubblicarsi cuoricini in bacheca

-          Amici che vanni in vacanza in paradisi extraterrestri. Amici che organizzano cene interminabili in cui ti mostrano quattrocentodiciotto fotografie, che sinceramente preferivo impiegare il mio tempo a collezionare tutti i Pokèmon. ENORME SCARTAVETRAMENTO DI GONADI

-          Non sei costretta a vedere il tuo ex fidanzato che si limona la sua nuova fiamma

-          Il tuo capo non sa che aspetto hai in bikini

-          Il tuo capo non sa che sbronza colossale ti sei presa ieri sera. (chi, IO? No capo, è un fotomontaggio)

-          Il tuo capo non sa. Punto. Ed è meglio che non sappia.

-          Per organizzare una serata devi fare ottocentocinquantasei telefonate a centotrentasette persone. E ricevere cinquantaquattro messaggi che paccano tre minuti prima dell’orario di ritrovo

-          Non trascorri tre piacevoli giornate a disperarti perché il fanciullo che ti piace ha una foto profilo con un’ultrafiga. “E’ mia sorella”……… ah.

-          Le ragazze non giudicano la propria desiderabilità sul numero dei mi piace alle foto.
 
Selfie Duckface. Ma perchè?

-          ODDIO E ADESSO COME LO STALKERO QUEL BEL TOCCO DI BRANZINO BIONDO CHE HO APPENA CONOSCIUTO?

-          Nessuna epidemia di Reflex, che, ricordiamolo, è scoppiata perché le bimbeminkia che possiedono delle Converse dovevano condividerle col mondo, fotografate in ogni posa umana e inumana. (che poi, voglio dire, altri soggetti un po’ più originali no? Che so, fotografa la tua iguana domestica, lo posso capire. Ma LE CONVERSE! Yawn.)

-          Zerocalcare sarebbe ancora un perfetto sconosciuto

-          Caro vecchio pettegolezzo a voce, che ha diffusione mooolto più lenta. Tipo il passaggio tecnologico dalla carrozza all’automobile. No “tutti si fanno un barile di fatti altrui e poi si lamentano che gli altri si fanno un barile di fatti tuoi”.

-          Non esisterebbero i PROFILI DI COPPIA (anche detti Il Male Del Ventunesimo Secolo)

-          Non sarei braccata da gente che mi rammenta leziosamente quanto è meravigliosa/fantastica/supercalifragilisticespiralidosa la sua vita. E ovvio, la mia vita è ‘NAMMERDA. Grazie eh, grazie.

-          Al lavoro, LAVORIAMO invece che cazzeggiare.

-         NIENTE SELFIE!!

Si stava meglio quando si stava peggio?

E adesso scusate, che devo andare a guardare i lavori in corso agli angoli delle strade con i miei amici pensionati.

Anche detta la sindrome del "Io ho millemila amici, ettunnò, pappappero"


Suggerimenti su altre oscenità/sistavameglioquandosistavapeggio/mannaggiammèquandomaimisonoiscrittaaFaceBBok?





lunedì 3 febbraio 2014

SONO UNA RITARDATARIA


Sono una ritardataria. Lo sono sempre stata. Sarei capace di arrivare tardi anche al mio stesso funerale. Felice. Sì, c’è questo piccolo problema che la gente mi odia, perché poteva usare il tempo passato ad aspettarmi in modo più proficuo, che so, guardando La corazzata Potemkin o leggendosi tutto Guerra e Pace.

La mia sista è also una ritardataria. Più cronica di me. Madreh afferma che a casa nostra i divani hanno assunto la forma dei deretani degli amici, che rassegnati a un’attesa (ad andar bene) di 40/45 minuti, stremati, acconsentivano a farsi offrire caffè/the/biscotti/calice di vino/assenzio dalla sollecita genitrice.
LA VOGLIO. Ricchi premi a chi la trova e me la regala.

Al liceo avevo questa prof cattivissima ma con le contropalle (Prof. Caprani, se mi legge salve, le voglio bene, è grazie a lei che so tutto sui vulcani, però avrebbe potuto insegnarci a distinguere i diamanti dagli zirconi, era utile). Ecco, lei aveva estirpato la piaga dei ritardatari con un semplicissimo stratagemma: INTERROGARE chiunque avesse varcato la porta dell’aula anche un solo minuto dopo il suono della campanella. Basti dire che in una scala di dolore dove 1 è una puntura di spillo e 10 farsi strappare le unghie con una pinza rovente, le interrogazioni della suddetta totalizzavano uno sconvolgente UNDICI.

Prof: “Tettamanti, di nuovo in ritardo. Alla cattedra”.
Io: “Ma no, prof., sono solo le ottoedue, parliamone, due minuti saranno mica ritardo, dai, suvvia, sia buona…”

La parola “buona” non esiste nel vocabolario delle prof. di chimica. La parola “pietà” neppure.

La vostra affezionata si trascina lentamente alla cattedra, sapendo cosa la aspetta. La vostra affezionata infatti, lungi dall’aprire libro, ha pensato bene di trascorrere il pomeriggio precedente a decidere se le donasse di più uno smalto Verde Ranocchia a Primavera piuttosto che un sexy Rosso Fiamme dell’Inferno.

Disfatta totale.

Che non impediva però il ripetersi della stessa identica scena la settimana successiva. Inutile dire che non ero l’alunna preferita dell’inflessibile prof (che però, sono sicura, sotto sotto ammirava la mia coerenza e il mio masochismo. O forse no.).

SIA MAI che mi si ponga un problema a cui io non cerchi soluzioni!

Questi i geniali parti della mia mente:

  • ANTICIPARE LA SVEGLIA. Assolutamente inutile, se tenete il cellulare a meno di mezzo metro di distanza. Il tasto Snooze vi risucchierà con i suoi malvagi poteri, convincendovi che la frase “ancora cinque minuti e poi mi alzo” possa essere ripetuta all’infinito. CHE TU SIA MALEDETTO, INVENTORE DEL TASTO SNOOZE! Ma a chi voglio raccontarla, anche senza sarei arrivata in ritardo comunque.

  • TROVARE FIDANZATO RITARDATARIO. Non serve a niente se dovete prendere un treno, non è che il macchinista si informa sulle abitudini del tuo fidanzato, che glie frega a lui. Se deve partire parte. Ma se siete una di quelle che “Sì amore, cinque minuti e scendo” mentre siete ancora in accappatoio, il fidanzato ritardatario è una mano santa. Avrete finito di mettervi la crema idratante, asciugarvi i capelli, vestirvi, truccarvi, piastrarvi i capelli e vi rimarranno ancora cinque minuti buoni per cincischiare dando gli ultimi tocchi. BONUS: potrete anche farlo sentire in colpa: “avevamo detto dieci e mezza, sono le undici e un quarto! Lo sai quanto ti ho aspettato?”. Sì, è un colpo basso, ed è palesemente falso. Embè?
VOGLIO ANCHE QUESTO.

Conclusione, anche il fidanzato ritardatario non serve a un’emerita bega.

  • Allora, colpo di genio, lampadina accesa, eureka ecceteraeccetera, TROVIAMOCI UN FIDANZATO PUNTUALE.

Quando. Mai. L’ho. Fatto.

Ma io, stare zitta e farmi i fatti miei, mai? Non lo sai, Iaia, che quello che tu definisci nella tua mente “brillanti trovate” di solito si rivelano essere CAZZATE MOSTRUOSE?
L’Uomo puntuale e la donna ritardataria sono come il cobra e la mangusta. Sono nemici naturali, e mai e poi mai potranno andare d’accordo. Soprattutto se l’UP è anche MATTINIERO (orrore) e la DR è invece una DORMIGLIONA (voi mi chiamate dormigliona, io preferisco definirmi “sognatrice”. Letteralmente.).
Io la mattina. Mmmhhh che bel donnino.

Scene da film dell’orrore:

L’UP alle otto di mattina (che poi, esistono davvero, le otto di mattina, ne siamo certi? Non sono un’invenzione delle Multinazionali Malvage?) è già: lavato sbarbato, profumato, incravattato e perfetto nel suo abito grigio con le pences drit-tis-si-me.
La DR si sta rotolando sotto il piumone. Si stiracchia voluttuosamente. Sta dibattendo nella sua testa se è il caso di aprire mezza palpebra. Che domande. No, ovvio.
È lì che l’UP dà il meglio di sé. Non tollera il ritardo, e userà ogni mezzo per convincervi che non solo dovete alzarvi ORA, ma dovevate alzarvi già VENTI MINUTI FA.

*la descrizione seguente contiene scene cruente realmente accadute, proteggete i bambini e gli anziani deboli di cuore*

L’Uomo Puntuale mi ha:

  • Puntato la sveglia e costretta ad alzarmi subito, ALZANDO LE TAPPARELLE e ACCENDENDO LA LUCE. CONTEMPORANEAMENTE. I migliori avvocati di diritto internazionale confermeranno che è vietato dalla Convenzione di Ginevra, alla sezione “Torture Proibitissime che Proprioproprio Nonsipuò, Peggio che Uccidere Cuccioli di Lori Lento con un Bastone Arruginito, Perfidia Atomica”. Più o meno.
  • Tirato via le coperte a tradimento, lasciandomi a tremare come il Bambin Gesù appena nato nella Grotta di Betlemme (patetico, avrebbe mosso chiunque a compassione, tranne Quello Stupido Nazista).
  • Lavata con la bottiglietta d’acqua che ha trovato sul comodino. Uno dei peggiori risvegli di tutta la mia vita. E da ultimo,
  • MI HA PHONATA. Giuro. È arrivato brandendo un phon acceso, in accappatoio, urlando MUAHAHAHAH con aria dissennata, come i migliori cattivi dei film.


E comunque, niente di tutto ciò ha fatto di me una Donna Puntuale. Premi il tasto “Lascia perdere”.


giovedì 16 gennaio 2014

IL BURLESQUE NON è UN CORSO PER FARE LE BURLE

Sono magra. Magra che mi si vedono le costole. Magra che le mie ossa sono appuntite e i miei gomiti tagliano. Magra che una volta un barbone si è offerto di condividere la sua cena con me.

Magra, insomma.

Beh, gli uomini vogliono le modelle, direte voi, avrai fortuna col sesso forte.

Cazzate. Come dice il fidanzato di Bridget Jones “Gli uomini vogliono sederi talmente larghi da poterci parcheggiare una bicicletta”. No, non una bellissima immagine mentale, lo so, però rende l'idea. Il maschio vuole la ciccia. Roba da palpeggiare. Soprattutto, il maschio medio vuole LE TETTE.

I HAVEN'T GOT ANY TETTE, in compenso parlo un ottimo inglese maccheronico.

Uì, je suì Catrìn Deneuv...ehm...no, quella è un'altra lingua.

Vabbè.

Kate Moss è sexy solo in passerella. L'uomo vero italiano vuole la Valeriona Marini, bella buzzicona nostra, con tutte le sue forme prorompenti e la sua aria da bionda svenevole.

Per rimediare in parte alla mia mancanza di cellule grasse mi sono iscritta a un corso di Burlesque.

Sì, BURLESQUE.

Avete presente Dita Von Teese, la ex di Marilyn Manson, che emerge da una mega coppa di Martini vestita solo di paillettes?

Ecco, io non c'entro una mazza.
Io al massimo posso essere la ballerina in ultima fila che sbaglia i passi e arranca fuori tempo cercando di darsi un'aria da “Lo sto facendo apposta, che pensate”.

La mia maestra si chiama Miss Sophie Champagne. Ed è gnocca. Curvosa. Sexy. Gattina.
Bionda, ovvio, c'erano dubbi?

Questa è Miss Sophie Champagne. E scusate se è poco, eh.


Prima lezione. 

“Ragazze, oggi vi spiego i due passi base del Burlesque, il Bump&Grind e lo Shimmy Shake. Il secondo è facile, dovete solo scuotere le spalle e il seno!”
Manina timida (la mia) che si alza in fondo alla sala “Maestra, e per chi NON HA IL SENO?!?”
Risate generali.
Ehi, io mica stavo scherzando! Davvero non ce l'ho, il seno! Quando distribuivano le tette, io ero in fila per il cervell...ehm... la simpat... ehm... la pigrizia.
Sì, ho fatto un affarone, lo so.

Comunque. Miss Sophie avanza richieste ragionevoli, per essere una prima lezione.

“Prossima volta portate un vestitino con le spalline, calze di nylon e reggicalze.”

No, scusa, hai detto REGGICALZE?!?! Io non ce l'ho un reggicalze! Alla fine lei ha detto “biancheria da letto”, va bene lo stesso un pigiamone di flanella?

No non va bene. Comprati 'sto cavolo di reggicalze.

Evabbè. Vi risparmio i perculi della commessa del negozio di intimo, che mi guardava con compassione e l'aria da “Ma dove vivi, c'hai trent'anni e neanche un reggicalze, ma dove vuoi andare”.

Seconda lezione.

Miss Sophie spiega come indossare il reggicalze. Sì, la fai facile tu.

Iaia si contorce affannosamente sul pavimento lottando come Laocoonte col serpente/reggicalze. Miss Sophie, elegantemente, ride nascondendosi dietro la vezzosa manina (Miss Sophie doveva troppo nascere negli anni '60, è la reincarnazione di Marylin Monroe). Iaia – che è la reincarnazione magra di Ulag il Camionista Ucraino degli anni '80 - continua la sua guerra senza quartiere con l'infernale aggeggio.

Il Laocoonte, o "Iaia vs Reggicalze". Ha vinto il reggicalze, 3-0

Piccolo flashback. Avete presente quando al liceo vi facevano studiare tutte quelle astruse formule di fisica, e voi passavate un quarto del tempo a studiare e i rimanenti tre quarti a maledire il coglione che le aveva inventate (possano le sue ossa essere corrose dai vermi/poteva ciulare un po' di più invece che tormentare me/ ci credo che sua moglie non gliela dava a 'sto sfigato/ eccetera)?

Ecco, io ho avuto la stessa reazione coll'inventore del reggicalze. DEVI DA MORì MALE!!

Si fosse fermata al punto 1: Indossare il reggicalze, avrei potuto uscirne viva.

E invece.

Devi Indossare il Reggicalze, Attaccarci Le Calze, e Poi Toglierti Tutto Il Maledetto Ambaradan Volteggiando a Ritmo Di Musica, Mentre Ammicchi Maliziosamente Al Pubblico!

Sssì, certo. sì. Come no.

Volteggio a ritmo di musica. Check.
Mi tolgo il vestito. Check.
Ammicco maliziosamente. Check. (sembra che io abbia mal di denti, ma fatemelo passare come ammiccamento malizioso, dai, non siate formali)
Tolgo la prima calza. Check.
Sfracello sul pavimento. Check.
Mi sbuccio tutt'e due le ginocchia E un gomito. Check.
Vengo derisa. Check.

ET VOILà, superspumeggiante spettacolo di Burlesque con Miss Iaia l'Imbranè!

Le altre ragazze ondeggiano armoniosamente per la sala da ballo (alte, basse, magre, formose, di tutti i colori e di tutte le età, e anche tizie di Bulgària o giù di lì. Non è vero che il Burlesque non è per tutte. Semplicemente, non è per me).

Le altre ragazze del corso. Capite bene che io non c'entro una beneamata cippa.


E' stata una carriera breve e fulminante, ma io MI RITIRO.

E adesso, sfottetemi pure. Dai, lo so che morite dalla voglia.


Conclusione della mia carriera di Champagnina: mi sono divertita come una matta. Ho conosciuto un sacco di ragazze adorabili. E ho ri(scoperto) che io, in fondo, mi piaccio così. Perchè il Burlesque, è solo quello: essere sexy proprio perchè ti stai divertendo, e sei a tuo agio con te stessa, e hai voglia di trasmetterlo agli altri. È gioia di vivere pura.
No, non mi vedrete mai esibirmi su un palco coperta di piume e di lustrini.

Solo spettacoli privati, tra me e il mio specchio. (che se è disgustato, almeno se lo tiene per sè)


e Champagne Academy Of Burlesque Education: https://www.facebook.com/ChampagneAcademyBurlesqueEducation

Questa invece è la pagina delle Champagnine fighe, mica come me:

lunedì 14 ottobre 2013

COSE DA NON POSTARE SU FACEBOOK


Dalle esperienze di una Facebook addicted, consigli per non rendervi ridicoli sui social network. Il titolo dice tutto.

Cibo.
    Ok, abbiamo capito. Mangiate. Anzi, state mangiando. In questo momento. Ma sinceramente, non ce ne può fregare di meno. Sì, la cupcake con fragoline di bosco appena colte e cioccolato del Madagascar è carina e ornamentale, e decora il gradevolmente il profilo.

    Uuuhhh che tenero che carino che ornamentale. Sì, se non ne avessimo già viste tremilioniemezzo.

    Ma, per esempio, la cazzuola NO.

    NO.

    C'è gente capace di superare la velocità della luce nell'atto di rimuovere una foto di sé venuta male. 

    Ecco, quelle stesse persone pubblicano, perché il mondo lo veda, le prove provate dei loro esperimenti culinari falliti. Perché questo disamore per te stessa, cara ragazza? Checchè se ne pensi, un piatto riuscito male non dice di te “Sono spiritosa e autoironica e rido dei miei errori”. No, no. Dice proprio “Non so cucinare e non ho neanche un minimo di amor proprio per proteggermi dal pubblico ludibrio”.

    Non. Pubblicare. Cibo.

    Bambini.


    No, non sono senza cuore. 

    I bambini mi piacciono. 

    Quelli degli altri. 

    Per cinque minuti. 

    Ok, facciamo quattro. 

    Ma avvicinandomi ai trent’anni la mia bacheca improvvisamente sembra un asilo nido. Dove sono finite le care vecchie foto imbarazzanti di serate devastanti? Perché gli inviti ai battesimi sono più numerosi di quelli agli aperitivi? 

    Mmmhhh vediamo... ripulisco i pargoletti dal fango o vado a fare l'aperitivo? Ah, che scelte difficili.

    Ma soprattutto: chi vi ha detto che sentiamo il bisogno di seguire passo passo le gesta epiche del vostro pargolo? 

    Sì, sono sicura che il suo ruttino mattutino sia grande fonte di gioia e stupore per tutta la famiglia, e ci mancherebbe anche. È bello sapere che i cuccioli d’uomo crescono in famiglie piene d’amore (Ebbene sì, ho un lato dolce anche io). Ma tenete la vostra progenie per voi! A parte l’ovvio problema dei pedofili (momento pubblicità progresso: seriamente, proteggete le foto dei vostri bimbi), a me viene ansia da prestazione. 

    Supermamme, già noi trentenni attuali siamo già abbastanza ciofeche così, volete proprio sotterrarci? Cioè, non solo riuscite anche a crescere batuffoli che non si sporcano mai e mangiano tutte le verdure che hanno nel piatto, ma siete anche perfette e fighissime ad ogni ora del giorno. E ovviamente avete un marito adorabile e premuroso. 

    Non ce la possiamo fare a starvi dietro, eh.

    Angelina Jolie, esempio di Mamma perfetta & superfiga. Stronza.

    Aforismi di scrittori famosi (spacciandoli per vostri).


    Al momento può essere gratificante postare una frase di Bukoski, o di Oscar Wilde (i più gettonati), e non citarne l’autore. 

    Tutti gli ignorantoni belli che popolano Faccialibro attribuiranno a voi il parto mentale e vi sommergeranno di mi piace e di commenti profondi, che spaziano dalla risata a bocca aperta alla valutazione delle vostre capacità mentali. 

    Ricordatevi che “genio” è molto utilizzato ed è sempre apprezzato dal destinatario. Einstein si rivolta nella tomba.

    Non che io non sia d'accordo con lui, la maggior parte delle volte.

    NOOOOOO FABIO VOLO NOOOOOOOO!
    Te lo mutilo, quel pollice opponibile!

    Trovo la copia più intelligente dell'originale.

    Ma. Ma. Trovatevi ad una cena con persone dotate di quoziente intellettivo superiore al 12. 
    Tutti si aspetteranno da voi il medesimo smalto che mostrate sui social. Ecco, quella è la prova del nove. 

    Siete davvero in grado di sfornare epigrammi degni di Marziale? Riuscite a fulminare il vostro pubblico con una battuta breve e pungente?

    TIPO COSì. (cit. Oscar Wilde)

    Se non ne siete capaci, non rinunciate a condividere la vostra cultura con le cerchie sociali. 

    Semplicemente, Citate. Le. Fonti.