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lunedì 22 aprile 2013

Studio sociologico-cazzeggiante delle Serate Milanesi



In collaborazione con L'Intraprendente

Sono solo io a pensare che ultimamente le classiche serate in discoteca stiano diventando noiose? Nessuno balla. Ti credo, i tacchi-a-spillo-con-plateau che la moda impone rendono difficile la deambulazione, figuriamoci le danze scomposte. E poi cola il trucco se ci si muove troppo. Meglio star ferme. Per far vedere che ti stai divertendo un sacco basta scoppiare in una risata acutissima (e immotivata), scuotere la chioma e guardarsi intorno per controllare che ti stiano guardando. Missione compiuta.
Gli uomini invece si dividono in due categorie: quelli che non sanno ballare e quelli che si sentono troppo fighi per farlo. Se non sapete ballare, per carità, STATE FERMI. Fermi, vi dico! Prima di peggiorare la situazione. In entrambi i casi i rappresentanti del sesso forte assaltano il bancone, si procurano il beveraggio, guadagnano faticosamente un punto d'osservazione ottimale (quello da dove si intravedono più fanciulle, ovvio) e mettono radici in quel punto.

L'unica è trovare un'alternativa. Io ne ho trovate due. La prima è quella delle serate con DJ superstar. A Milano ultimamente sono passati David Guetta, Afrojack, Paul Kalkbrenner, tanto per citare tre semisconosciuti. La seconda è quella delle feste a tema. Che tema? Qualunque tema. Marinai e Pupe. Animalier (zebre, pitoni, leopardi, eccetera. Sì, lo so, non il massimo del buon gusto, ma che ci volete fare, quest'anno gli stilisti hanno trovato l'ispirazione allo zoo di Central Park). Flower Power anni Settanta.

Le evidenti differenze tirano fuori la sociologa che è in me. E non posso non condividere.

David Guetta in tutto il suo splendore


DJ Superstar:
  • Target dai sedici ai ventidue anni, trangugiano droghe psicotrope come caramelle.
  • Vale la regola del buon automobilista, stai attento a quello che fai tu, ma soprattutto stai attento agli altri. Uno sguardo in tralice di troppo può scatenare la tragedia.
  • Non prendete il tavolo, è uno spreco. Il bello della nottata è scatenarsi in pista come se non ci fosse un domani.
  • Niente tacchi, sono scomodi.
  • Poco trucco, che a metà serata si scioglie e finite per assomigliare ad un panda ubriaco.
  • Almeno ascoltate qualche traccia prima di andare, che poi non conoscete la discografia e fate figure.

Il Flower Power Party del Pacha di Ibiza trapiantato a Milano. Tappa obbligata per il Presenzialista Agonistico.

Feste a tema:
  • Target: Milano bene, dai venti ai cinquant'anni. Il cinquantenne che ci prova con la ventenne è una costante.
  • Assicuratevi che sia davvero una festa a tema. Finire vestiti da hippie ad un raduno di yuppies milanès è il miglior modo per garantirsi morte sociale.
  • Prendete il tavolo. I poveri vanno in pista. La Milano-che-conta è assiepata nel privè. E poco importa se lo spazio vitale per persona è inferiore a quello di una favela brasiliana.
  • Non m'importa se state morendo dentro per il dolore ai piedi. La consegna è essere bella o morire. Quindi tira fuori le tue Loboutin e indossale.
  • E' concesso divertirsi. È concesso conoscere gente. Quindi lasciate a casa l'aria da “sono troppo figo per tutto questo” e godetevi la serata. Che lunedì si torna a lavurà.

giovedì 11 aprile 2013

FUORISALONE IS THE PLACE TO BE.


Sempre in collaborazione con L'Intraprendente. Manco da dirlo.

Indizio: andate lì.


Il presenzialismo agonistico è lo sport preferito dai milanesi. Anzi. È quasi una religione.
Il FuoriSalone scatena la paura più recondita : quella di perdersi qualcosa. Restare fuori, essere escluso, non sono possibilità contemplate.
Il Milanese, per sua natura, è IN. E quindi passerà una settimana a rimbalzare da un’esibizione ad un temporary museum, da un aperitivo eco a un’installazione artsy. Nel timore che da qualche parte di Milano ci sia un’installazione più chic. Una mostra più esclusiva. Un cocktail party più trendy. Non sopravviverebbe all’umiliazione.

No, non aspettatevi da me una guida agli eventi. Sono troppi. Guardate su Facebook. Dai, non mi dire che non hai Facebook. Ma dove vivi, nelle caverne? Vabbè, vai in zona Porta Genova/Tortona e stai sicuro che un posto dove bere gratis lo trovi. E intanto che sorseggi il tuo champagnino gentilmente offerto da casa di design (da cui non comprerai mai niente, causa prezzi esorbitanti e scomodità atomica), datti un’occhiata intorno. Ammira la variopinta fauna.

Hipster, hipster dovunque. Un hipster è un rappresentante di una corrente culturale (l’Hipsterismo) che, a forza di rifiutare ciò che è comune e omologato, e cercando con tutte le sue forze di essere originale, finisce per omologarsi a sua volta ed essere esattamente uguale agli altri hipster. Massì, che ne avete già visti in giro, anche se non sapevate come si chiamavano. Segni distintivi: occhialoni con montature enormi, meglio se di stilisti emergenti che nessuno conosce. Capelli rasati ai lati e ciuffi che vanno da tutte le parti. Da non confondere con il crestino gellato di Al- Sharawi, che quello fa calciatore tamarro. Accessori fluo. Vestiti a caso come se li avesse scelti un cieco, in realtà selezionati con cura maniacale.

Esempi di Hipster.

Dato che sono una persona utile e vivo per servirvi, di seguito alcuni trucchi per riconoscere a colpo d'occhio la categoria sociologica del soggetto che state osservando:
  • Se ha i tacchi è italiana. Nessuna donna di altra nazionalità è così ciula da mettersi i trampoli sul pavè.
  • Se ha le perle alle orecchie è una milanese fighetta che vuole vivere il brivido dell'esperienza bohémien.
  • Se è uomo, è gay. All'80% di probabilità. Come ha detto ieri un mio amico: “Tesoro, qui le uniche persone etero sono le donne”. Desolazione.
  • Se ha con sé cartellette/plastici/planimetrie/eccetera è un creativo, e vuole che si sappia. “Che dici, si vede che sono un creativo se sventaglio fogli a caso urlando che sono il mio ultimo progetto?”
This is FuoriSalone. E non è necessario essere dei creativi per capire che questo, questa settimana, IS THE PLACE TO BE.