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mercoledì 10 aprile 2013

CHANEL, KARL LAGERFELD, E L'ARTE DEL RIMORCHIO


In collaborazione con L'intraprendente

Oggi sono andata a vedere la mostra di Karl Lagerfeld. Se non sapete chi è Karl Lagerfeld ve lo dico io, è lo stilista/icona della maison Chanel. Se non sapete chi è Chanel buttatevi nel Naviglio Grande al più presto, che la vostra vita non ha un senso.
E non ve lo racconto, perchè scrivere di Chanel in un articolo da tremila battute è un po' come fare il riassunto dell'opera omnia di Shakespeare sul retro dello scontrino Esselunga.
Insomma, Karl Lagerfeld ha preso uno dei capi cult della sua casa di moda, la Little Black Jacket (letteralmente, piccola giacca nera), l'ha schiaffata addosso a dei tizi e delle tizie, e li ha fotografati.
Mica dei tizi qualunque eh, sia mai. Star e superstar. Modelle. Attrici, attori, stilisti, ballerini. Socialites, che è un modo carino di descrivere una tizia che ha ereditato un sacco di soldi e passa la vita a fare shopping e presenziare agli eventi chic. E' un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo.

Karl Lagerfeld. Dio, per gli amici.

Foto rigorosamente in bianco e nero. Soggetti sublimi. Camionate di complessi d'inferiorità per il visitatore. Ma ne vale la pena. Uma Thurman talmente sexy che ti viene voglia di mangiartela. Charlotte Gainsborough molto incinta e molto sorridente. Roberto Bolle (ballerino della Scala) in tutina, posa plastica e ali di piume nere. Anna Wintour (la direttrice di Vogue America, immortalata nel film “Il diavolo veste Prada”) di spalle, perchè il suo caschetto biondo è così riconoscibile che non c'è neanche bisogno di ritrarla di faccia. Carla Bruni, in tailleurino. Manca la scritta AAA ex Prèmiere Dame con esperienza pluriennale cerca Presidente in carica scopo matrimonio, astenersi perditempo. Menzioni d'onore ai maschietti, Alexander Wang (stilista) con il suo inquisitivo sguardo asiatico. Raphael Personnaz (attore) che non so in cosa abbia recitato ma mi è improvvisamente venuta voglia di guardare i suoi film. E ultimo ma non ultimo Vladimir Restoin Roitfeld (mercante d'arte), che è l'uomo della mia vita e ancora non lo sa.

La mostra. Un esempio dei complessi d'inferiorità che vi verranno.


Andateci, a questa mostra. Dico sul serio. Uno perchè è gratis. Due perchè è alla Rotonda della Besana a Milano, che è sempre un bel posto da vedere, anche se di moda non ve ne frega una cippa.
Tre perchè se siete donne potete vantarvene con le amiche, e se siete uomini potete usarla per far colpo sulle ragazze. Funzionerà, credetemi. Vi adoreranno. Sappiate però che finirete trascinati in interminabili sessioni di shopping: “Tanto i vestiti piacciono anche a te, no, sei andato alla mostra di Chanel!”. Ah, cosa non si fa per rimorchiare.

The Little Black Jacket,
by Karl Lagerfeld and Carine Roitfeld
Dal 6 al 20 Aprile 2013
Rotonda della Besana
Via Enrico Besana 12, Milano



lunedì 18 marzo 2013

VOLEVO UN CUORE INFRANGIBILE

L'ammmore.



Preparatevi. In questo periodo sto riflettendo sull'ammmore. La peggior sfiga che possa capitare all'essere umano.

E intanto sto facendo pulizia. Nella mia vita, ma anche nel mio computer. E ho ritrovato questo, che avevo scritto in settembre. (già, in settembre. Fatevi due calcoli)

Perchè la frase più difficile al mondo da dire non è “Ti amo”.

E' “Non ti amo più”.


Essere, o non essere, questo è il dilemma:

se sia più nobile nella mente soffrire

i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine.

Shakespeare, Amleto.

DISCLAIMER: ha già detto tutto lui, io non aggiungo niente di nuovo.


Io non l'ho mai capito, se in amore sia più forte chi resta o chi fugge.

E' una domanda che mi faccio da una vita.

E' più coraggioso chi resta ad aspettare nonostante le delusioni, la gelosia, l'incertezza?

Oppure ha più forza di volontà chi decide di recidere tutti i legami e andarsene, scegliendo di soffrire tanto prima per poi non soffrire più?

Giuro che non l'ha mai capito.

Beh, per quanto mi riguarda non ho dubbi. Io scappo. Fuggo. Meno le tolle. Ciao ciao, è stato bello ma anche no.

Che io il cuore mica ce l'ho infrangibile. Volevo un cuore in plexiglass e invece mi hanno dato in dotazione uno stupidissimo cuore in porcellana, di quelli che non solo si rompono ogni volta che cadono, ma per di più si incrinano ogni volta che prendono un urto.

Inutile cuore.

Quando sei piccola pensi che sia a prova di bomba, ti senti invincibile. Una Vera Figa. Non sarai mai una di quelle sfigate che piangono per amore, ne sei incrollabilmente certa.
Poi arriva il Primo Stronzo della Tua Vita (capostipite di Altri Innumerevoli Stronzi che passeranno) e ti rendi conto di aver fatto male i calcoli. CRASH, tutto in mille pezzi.

E allora torni in negozio, e chiedi una sostituzione “Mi scusi ci ho il cuore difettoso, si rompe quando me lo calpestano, non va mica bene,”

“Mmmh sì signorina, mi faccia controllare l'ordine... no, tutto corretto, hanno ordinato una ciulotta mora e magrettina con cuore fragilefragilefragilissimo”

...mannaggia.

“Ma non se ne può avere un altro, magari meno delicato? Le pago la differenza, non c'è problema”

“Mmmmhh controllo... no mi spiace, è appena scaduta la garanzia. Scade la prima volta che si infrange. Non posso fare niente, si deve tenere quello che ha. Buona giornata.”

Ecco, bene.

Abbiamo capito che cosa faccio per i prossimi sei mesi. Rincollo i pezzi.

Non è mai della forma originaria. Né della stessa consistenza. Si vedono le crepe. Trasuda colla.

Ma è il tuo cuore, è l'unico che hai e te lo tieni stretto.

La volta dopo fai un po' più attenzione. Lo cedi con un po' più di cautela, come se stessi maneggiando un soprammobile di cristallo. Ti applichi, studi, cerchi i Segnali Rivelatori di Bastardaggine. E sopratutto, se fiuti la mala parata fuggi.

Anche se ti piace tantissimissimo,

E infatti non ho mai capito quelli/quelle che io chiamo GLI EROICI. Di solito sono donne, ma ci sono anche fior di uomini esponenti della categoria.
Quelli che stanno lì e ASPETTANO.

Attendono gli eventi, fiduciosi che PRIMA O POI sarà il loro turno. E non importa se nel frattempo l'oggetto del desiderio si sta sbattendo l'intera Pianura Padana e parte della Riviera Romagnola.

L'eroico ci soffre come se gli avessero spappolato le dita in una pressa ma rimane. Segna il territorio. Non cede di un millimetro.

Io, o eroico/a, TI RENDO ONORE. Sappilo, che c'hai sotto du'pallecosì.

Io però non ce la posso fare.

lunedì 7 gennaio 2013

TRASLOCHI: UNA GUIDA PRATICA


Non c'è niente da fare: Milano esercita un fascino irresistibile sulla pulzella aspirante Carrie. Facciamocene una ragione.

Sì, la vostra piccola città di provincia in cui siete cresciute è a misura d'uomo, poco traffico, immersa nel verde, e blablah e blablah.

Ma.

Negozi.
Locali.
Lavori talmente toghi che JP Morgan in confronto è come fare la cassiera al supermercato sottocasa.
Frotte di gnocconi biondi che aspettano solo voi.

E quindi. Ciao Madreh, sei simpatica, ti voglio bene, grazie per avermi dato la vita e per avermi nutrita durante tutti questi anni, ma io me ne vo'. Ciao, eh. Ti porterò una palla di vetro con il Duomo sotto la neve. Se mi ricordo, che sarò troppo occupata a vivere la mia nuova vita pseudonewyorkese.

La pulzella può mica vivere sotto i ponti, però. Non è chic.
Vi immaginate la conversazione surreale “Siii, ciao nuova compagnia di amici tostissimi, venitemi a trovare stasera, cucino io!
...l'indirizzo? Sul navigatore?
Ehm... Ponte del Naviglio Grande.
No, no, non lì vicino, proprio sotto il ponte. Sì, io abito lì”.

Conseguente azzeramento della vita sociale.

Per cui. Trovare casa.

Una volta reperita magione acconcia alle vostre necessità (requisiti: dimensioni ottimali, coinquilini accettabili, zona in cui non vi violentino appena uscite di casa, ragionevole distanza dal lavoro) dovrete portare la vostra roba dal punto A – vecchia casa – al punto B – casa nuova - .

Massì, che sarà mai. Ho tre vestiti, due paia di scarpe e qualche libro.

DUE VESTITI?!?!? Diciamo DUECENTO! Dove eravate, stronzi, quando avevo le crisi epilettiche da “Non ho niente da mettermi?” Dove vi nascondevate, stupidi tacchi dodici, quando c'avevo la serata Figheggiamento Estremo? Eh?

Inscatolare. Inscatolare. Inscatolonare quanto più possibile.

Iniziate piegando anche le mutandine e disponendole accuratamente. A metà del primo scatolone accorgetevi che ve ne mancano ancora dodici. Finite di riempire i restanti undici scatoloni e mezzo buttandoci dentro qualunque cosa. Appallottolata. Informe. (Le ultime parole famose: “Tanto poi lo piego DOPO”.)

Scotchate il tutto. Sollevate un pacco a caso. Beh, sarà leggero, ci sono dentro solo scarpe.
Mhhggnnn...GGGHHHH...ok. Oggi abbiamo imparato una cosa nuova: le scarpe hanno lo stesso peso specifico del piombo fuso.

...due scoliosi e molte imprecazioni più tardi...

CE L'AVETE FATTA!! Complimenti, mie care amiche, ora anche voi entrerete a far parte della crème d'Italia, vi divertirete appacchi e i tacchi dodici non vi faranno mai male, neanche dopo un'intera serata passata a ballare sul tavolino di un locale.

Perchè?

Perchè voi ora siete milanesi. Siete POTENTI. Siete FIGHE.

Andate e vivete la voostra nuova, luminosa, scintillante vita milanese. Tanto lo sapete che mammà è sempre pronta ad accogliervi back, se toppate.

lunedì 10 dicembre 2012

CONFESSIONI DI UNA DOPPIA PERSONALITà.


Tutti hanno un alter ego.

I miei hanno un nome. E litigano.

Di seguito le surreali avventure delle mie due personalità, che convivono in un'allegra ventottenne un po' schizofrenica. Divisa tra Milano e Como, con una passione per la moda strenuamente osteggiata dalla vuotezza del mio conto in banca.

Scene di vita a casa Tettamanti.


Laura: “puliamo 'sta casa và, che fa schifo”.
Iaia “mgmnggngn 'nciòvoglia.”
L: “Almeno riordiniamo i vestiti.” *torre di Pisa a grandezza naturale costruita in vestiti che ondeggia pericolosamente sul divano*
I: “mgmnggngn 'nciòvoglia.”
L (ormai disperata): “I piatti! Non lasciamo lì da lavare i piatti, che schifo!”
I: “...ti ricordo che è uscita l'ultima puntata di Glee”
L: “...accendi il cazzo di computer e spaparanzati sul divano. ORA.”

Laura LOSES, Iaia WINS.

Serate:


Iaia scatenata sul tavolino/cubo/bancone del locale. Vodka a fiumi. Balli scomposti.
Laura annoiatissima che crolla dal sonno appoggiata alla colonna della discoteca.

Giorno in settimana:

Laura: “Andiamo a casa. Ho sonno.”
Iaia: “Nuooohhh mi sto divertendo tantissimo!! Dai sorella fatti un chupito e vieni a ballare!!”
Laura: “Non lo voglio un chupito, voglio il mio letto.”
Iaia: “Minchia sorella se sei vecchia, sei una noiaahhhh!! DIVERTIAMOCI!”
Laura (ringhiando): “Sono le FUCKING – DUE – DI – NOTTE – E – IO – HO – FUCKING – SONNO – E - DOMANI – DOBBIAMO – FUCKING – LAVORARE. Quindi tu adesso scendi IMMEDIATAMENTE da quel FUCKING CUBO e vieni a FUCKING CASA.”
Iaia (allarmata): “Ok, ok, non c'è bisogno di schizzopartire, arrivo.”

Laura WINS, Iaia LOSES

Weekend:

Laura: “Andiamo a casa. Ho sonno.”
Iaia: “Nuooohhh mi sto divertendo tantissimo!! Dai sorella fatti un chupito e vieni a ballare!!”
Laura (rassegnata): “Sigh... vabbene, dai. Uno solo, però!”
Iaia (trionfante): “Barista!! Un chupito per la mia amica che si deve sciogliere un po'!”
Laura (trangugiando il terzo chupito): “Shiii, la sherata non è malasscio...”
Iaia: “Shorellla, vedi che te l'avevo -HIC!- detto...”
Laura: “Ma quei tipi lì shono -HIC!- gemelli?”
Iaia: “Noèunosciolooo, sciolamentechenevediamodueee....”
Laura&Iaia assaltano i cubi/tavolini/banconi del locale. La redattrice (Laura, che si vergogna anche un po') stende un pietoso velo sul proseguo della serata.

Laura LOSES, Iaia WINS.

Rimorchio:


Tizio (in una scala tra uno e dieci, diciamo un sei): “Ciao, mi sembra di averti già vista in giro.”
Laura (sorridente, gentile): “eh, sì, è probabile, sai, anche io sono di Como...”
Iaia (sottovoce): <ma tu và 'sto plebeo, si permette anche di respirare la mia stessa aria>
(sgomita Laura. Voce gelida. Sguardo altezzoso) “Io?”
Laura (sottovoce): <tipregotipregoTIPREGO, fai.la.brava.>
Tizio (confuso): “Ehm, sì, facevamo il liceo insieme, sai...”
Iaia ( Voce gelida. Sguardo altezzoso): “Mmh. E questo ti da il diritto di rivolgermi la parola?”
Tizio scappa.
Laura corca Iaia de mazzate, che un atteggiamento così 'un se po' vedè.

Laura LOSES, Iaia LOSES.

Shopping


Iaia vuole qualcosa. (Solitamente ultratamarro)


Iaia: “Guardaquestomaglioncinooohhh!! E' adorabileeeehhhh!! Compriamoloohhh costa solo diciannoveeuroenovantacinque!”
Laura: “Ma CHE SCHIFO, è in acrilico duemila percento! Io quella roba lì non me la metto addosso, eh.”
Iaia: “Ma dai, ti preeego!! Costa poco, è un colore bellissimo e guarda che taglio chic...”
Laura: “...'scolta sorella, tu non riconosceresti lo chic neanche se ti ballasse davanti nudo. Fatto sta che io con una roba infiammabile non ci vado in giro. Cosa facciamo, alla prima sigaretta diventiamo la Torcia Umana? Ma non diciamo fesserie.”

Laura WINS Iaia Loses

Laura vuole qualcosa. (Solitamente ultracostoso)


Laura: “ODDEOOHHH il tubino alla Audrey Hepburn! Mi manca, mi manca davvero... e poi, costa solo millemila milioni...regalato!”
Iaia: “Hai SETTANTA tubini neri nell'armadio. Set-tan-ta. Scollo a V, scollo a barchetta, senza maniche, maniche corte, minigonna, gonna a tre quarti...'dupalle!”
Laura: “Ma non ho niente da mettermi! Gli altri tubini sono brutti e vecchi! Sento che la mia vita perde di senso ogni secondo che trascorro senza quell'abito...”
Iaia: “Perchè invece non ci compriamo quel bell'abitino rosso fuoco-aderente-tettedifuori che abbiamo visto l'altro giorno?”
Laura: “Tu e i tuoi gusti da Velina wannabe.”
Iaia: “Suora.”
Laura: “Facciamo un patto: IO avrò il tubino da millemila euri, e TU puoi avere una coroncina sbarluccicante da abbinarci.”
Iaia: “AFFARE FATTO SORELLA!!”

Laura WINS, Iaia WINS